venerdì 28 febbraio 2025

Museo Cappella San Severo - Via Francesco de Sanctis 19/21 - 80134 Napoli

 

Senza alcun dubbio, uno dei più bei luoghi che abbia mai visitato. E fino a non molto tempo fa, non ne ero a conoscenza. Negli ultimi tempi, per gite di piacere, è l'ennesima  volta che vengo a visitare Napoli. E finalmente, la terza, è la volta buona per visitare il Cristo Velato. Napoli ci ha accolto con la pioggia, che è durata quasi tutta la giornata. Arriviamo in Via De Sanctis 19, fortunatamente non c'è fila. Acquistiamo il nostro biglietto di ingresso e ci dirigiamo verso l'ingresso, dove prendiamo l'audio guida. Devo dire molto utile, la quale ha spiegato molto bene tutto ciò che si trova all'interno del Museo, con particolare cura nei confronti del CristoVelato. Ma andiamo con
ordine. Questo gioiello dell'arte barocca, coniuga bellezza e mistero, creando un'atmosfera unica. Fu fondato alla fine del Cinquecento da Giovan Francesco di Sangro, ma soltanto fra il 1740 e il 1770 vide la luce l'affascinante progetto , grazie a Raimondo di Sangro, settimo principe di San Severo.  Il principe volle realizzare un mausoleo nobiliare, in cui risultasse evidente la sua personalità di mecenate, letterato, editore e Gran Maestro della Massonerai del regno di Napoli. Nel 1749 vide la luce la prima opera voluta dal principe, cioè la Gloria del Paradiso, la quale si trova sulla volta. I colori di questa decorazione
furono inventati proprio dallo  stesso Raimondo di Sangro.  Tra le altre opere in visione, troviamo la Pudicizia e il Disinganno, , la prima ad opera di Antonio Corradini, la seconda di Francesco Queirolo.  Le Macchine Anatomiche di Giuseppe Salerno, donano alla Cappella Sansevero quella dose di enigma, che rendono la struttura uno dei più monumenti che l'ingegno umano abbia mai concepito. Considerazioni a parte merita l'opera di richiamo per la maggior parte dei turisti, cioè il Cristo Velato. E' un'opera talmente bella, che il Canova scrisse, che pur di appropriarsi del Cristo, avrebbe rinunciato volentieri a dieci anni della sua vita. E' grazie a Giuseppe Sanmartino che l'opera vide la luce, ma probabilmente, è grazie ai poteri esoterici del Principe Raimondo di Sangro, che il velo, pur essendo di marmo, sembra quasi vero, soffice e delicato. Infatti un liquido di sua invenzione aveva la capacità di solidificare tessuti e anche organi del corpo.
Il museo è visitabile tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 09 alle 19.

lunedì 24 febbraio 2025

Ristorante Roma - Via Maggiore Domenico D'Angelo - 02012 - San Cipriano - Rieti

Giornata dedicata alla visita di Amatrice o di quello che si inizia a intravedere nella ricostruzione post terremoto. Logicamente siamo in questa zona e non possiamo rinunciare al piatto principe, cioè l'Amatriciana. Ma per farlo bisogna recarsi in uno dei luoghi di "culto", cioè il Ristorante Roma. Chi non ricorda la sua ubicazione e il sapore spettacolare di quella pasta? Rigorosamente si tratta di spaghetti e non di bucatini, forse una forzatura tutta romana. Arriviamo nella zona food, qui si possono trovare tutti i ristoranti più importanti di Amatrice, prima del terremoto. E' una zona leggermente fuori da dove si trovava il centro della cittadina, ma ben attrezzata e molto interessante. Alle sue spalle si possono vedere
le cime dei monti innevati. Il nostro tavolo è pronto. Tutta la sala è belle illuminata, il sole scalda per bene l'ambiente. Si avvicina a noi il titolare, nonché chef. Ci chiede a cosa siamo interessati e ci indica immediatamente il duo dei primi della casa, in pratica la specialità del luogo. Assaggio, si fa per dire, di spaghetti all'amatriciana e spaghetti alla gricia. Spaziali a essere tirati con i complimenti. Secondo me la gricia meglio dell'amatriciana. E alla fine ci scappa pure la scarpetta. Per degustare al meglio abbiamo preso  un Montepulciano d'Abruzzo della cantina Lepore. Era da tempo che non mangiavo una gricia del genere e mi sarei anche fermato , ma ci sono personaggi che non si fermano davanti a nulla, per cui è arrivata una bella grigliata e come contorno patate al forno e broccoletti. Abbacchio della grigliata veramente notevole. Qualcuno è passato sempre per il dolce, ma caffè e ammazzacaffè, sono stati i più gettonati in assoluto. Tutto compreso 25 euro a testa con pane e coperto. Bella giornata da ripetere per non dimenticare Amatrice

venerdì 14 febbraio 2025

Amatrice, quel silenzio che non finisce mai!

Ci sono momenti nella vita che si faticano a cancellare. Come la mattina di quel 24 agosto del 2016. Durante la notte e al mattino presto, due scosse molto forti. Non sapevo dove fosse il terremoto. Accendo la televisione e risuonano le parole del sindaco di Amatrice. Un colpo al cuore, Paolo (nome di fantasia) e la sua famiglia sono di Amatrice. Ma saranno li? Provo a contattarlo ma non ricevo risposta. Entra sempre la segreteria telefonica. Mentre prendo il caffè al bar, mi arriva la sua telefonata e le parole sono queste "Mauro una tragedia, sono morti mia madre, mio padre, mia sorella e mio cognato". Non riesco a capire, non ci credo. Lascio il caffè nella tazzina , esco dal bar e cerco di riordinare le idee. E' tutto molto difficile, le notizie che provengono da li e dai luoghi limitrofi sono devastanti. L'unico modo è andarci direttamente. Ho anche il telefono scarico. Con non poche difficoltà riusciamo ad arrivare ad Amatrice. Vedere quel disastro è una foto che ti rimane impressa dentro. L'Amatrice di prima non c'era più. Quasi tutto distrutto. Molti corpi distesi sotto teli bianchi. Il cimitero con le bare che sono uscite fuori dai loculi. Gente che chiede notizie dei propri cari e amici. E di Paolo non ho notizie, non riesco di nuovo a contattarlo. Soltanto nel tardo pomeriggio di quelle funesta giornata  riuscirò a vederlo. E sarà un incontro senza parole. E dopo più di otto anni, lo scorso martedì sono tornato a Amatrice. E quello che ti colpisce è il silenzio, un silenzio che sa di sconfitta. Sconfitta nei confronti della natura e sconfitta delle istituzioni verso la gente. Entriamo con la macchina dalla parte finale della città, dove rimangono i resti di una pompa di benzina. Ci sono tanti cantieri, ma solamente una cosa svetta tra quelle macerie, la torre civica con il suo orologio fermo negli anni alle 3.36 del mattino. E adesso invece le lancette hanno ripreso a muoversi. Ma solo questo c'è. Tutto intorno è la tristezza che ti pervade l'anima. Non riesco a trovare le strade che c'erano prima e dove erano  collocate. Una foto ricordo rende l'idea di come era tutto questo fino alle 3.35 del 24 agosto 2016. Vedo la caserma dei carabinieri e un bar alla fine del vecchio vialone con l'indicazione di ordinare i panini, il giorno prima per quello successivo. E ci sono le famose soluzioni emegenziali  abitative. Sono parecchie. C'è l'albergo che ha rivisto la luce nel dicembre del 2022 grazie alle più moderne tecniche di costruzione antisismiche. Poco prima c'è la chiesa o parte di essa, con la torre campanaria anch'essa puntellata e quasi tutta distrutta. E allora vedendo le Sae, le soluzioni emergenziali abitative, ti rendi conto della resilienza di questa comunità, la quale continua a lottare , oltre che contro la burocrazia, anche contro il generale inverno, per mantenere viva la propria identità storica e culturale. E anche solo un piatto di amatriciana, rende l'idea dell'orgoglio con cui questa gente spende il proprio nome nel mondo. Ma rimane quel silenzio che  ti pervade, ti lascia solo e ti fa riflettere. E' un silenzio solo  rotto  da qualche rumore di martello pneumatico o di gru. C'è una piccola colonia felina, anche loro partecipano alla ripresa della vita ed a una sorta di normalità.  Passa anche lo scuolabus ed un accenno di sorriso fa capolino. Dove ci sono i bambini c'è speranza. Quella speranza che fa da contraltare alla tristezza e al magone che mi avvolge nel momento in cui , con la macchina, ripercorro, nel nulla,  la strada per tornare a Roma e con l'immagine della torre civica che  diventa sempre più piccola.

venerdì 7 febbraio 2025

Chiesa di Sant'Antonio dei Portoghesi - Via dei Portoghesi 2 - 00186 - Roma

Roma è sempre stupenda, ma lo è ancora di più quando riesci a scoprirla nei suoi piccoli scrigni di bellezza e di cultura, che credi di aver visto e invece ci passi davanti, dando tutto per scontato. Un pò come la Basilica di Santa Maria sopra Minerva.  E' una passeggiata per Roma, con Alfredo e la piccola Lulù, la mascotte del gruppo. Camminiamo in una giornata lavorativa, di mattina. Ancora i turisti stanno facendo colazione negli alberghi o nei b&b. Il centro della città è ancora sonnacchioso. E noi passeggiamo. Quando ad un certo punto, su Via dei Portoghesi, giro lo sguardo verso questa chiesa. Dico ad Alfredo di non averla mai vista, così entriamo dentro un qualcosa di straordinario. All'interno c'è solo una signora assorta nelle sue preghiere. Alzo lo sguardo e rimango rapito dalla bellezza di quelle volte. La chiesa è anche conosciuta come Chiesa di Sant'Antonio in Campo Marzio, prendendo il nome dal rione ove è ubicata. E' dedicata a Sant'Antonio da Padova, anche se in realtà venne edificata nel 1445 dal cardinale Antonio Martinez de Chaves, per i pellegrini portoghesi. Ma durante gli anni, la struttura divenne troppo piccola per ospitare
tutti i fedeli, così nel 1638 la chiesa fu ampliata e solo nel 1657 vide la luce la struttura attuale, grazie a Carlo Rainaldi e Cristoforo Schor. La chiesa presenta un interno con molte opere d'arte, tra cui affreschi e sculture, che riflettono il periodo barocco. Lo stemma della famiglia Braganza, posto all'esterno, è facilmente visibile, in quanto finanziò con importanti investimenti la struttura. La facciata barocca è opera di Martino Longhi il Giovane.  Al suo interno troviamo il Monumento De Souza di Antonio Canova e l'Adorazione dei Magi, Natività e Riposo di Antoniazzo Romano. Nella sacrestia si trova una delle più importanti opere, il Miracolo di Sant'Antonio che difende il padre accusato di omicidio. L'organo a canne  è splendido, realizzato nel 1748 da Manuel Pereira de Sampayo. Durante la seconda guerra mondiale, l'organo subì  ingenti danni che diedero luogo alla sostituzione dello stesso, utilizzando comunque la cassa originaria. La chiesa fa parte dell'Istituto portoghese di sant'Antonio in Roma. Oltre alla suddetta chiesa, troviamo la biblioteca, l'archivio storico e la galleria per le esposizioni. Si organizzano anche corsi di cultura e di lingua portoghese per stranieri. E' aperta tutti giorni con orario 8.30-12 e 15-18, tranne la domenica aperta solo al mattino dalle 9 alle 12.

lunedì 3 febbraio 2025

Quindi, ci posti? Via Teodolfo Mertel 50 - 00167 Roma

E' un bel venerdì romano. Da tanto tempo tenevo a tiro questo locale, le recensioni tutte eccellenti. E poi è soprattutto enoteca e questo non fa che attrarre ancora di più la mia attenzione. Da casa sono poco più di 20 minuti a piedi. E la cosa è molto positiva, così si può degustare vino con più tranquillità. Jacopo arriva davanti al locale direttamente dalla palestra e ci anticipa di qualche minuto. Ho prenotato per le 20.30. Entro e subito si respira una bella aria e il tutto verrà confermato a fine serata. L'arredamento è enogastronomico, la musica in sottofondo piacevole. Ma, soprattutto, sono molto simpatici e competenti i due titolari. Ci accomodiamo al nostro tavolo e dopo un pò chiediamo quali sono le prelibatezze del locale. Prima di tutto ci viene consegnata la lista dei vini.
Qualcosa di superlativo ci aspetta, ma torniamo a noi. Il menù è dietro le mie spalle, cioè scritto alla lavagna. Le pietanze sono basate tutte sui salumi, formaggi e piccole chicche gastronomiche che accompagnano. Sono tutti prodotti di qualità superiore, il Provolone del Monaco , quello usato per la pasta alla Nerano, è uno di questi. la nostra scelta sarà su un antipasto misto  per due e due porzioni di crostoni, che alla fine diventeranno tre. Da bere, dopo breve scambio di opinioni con Jacopo, dato che Carla ha scelto una birra artigianale ambrata,  abbiamo deciso di scegliere un Morellino di Scansano, della cantina Roccapesta del 2022. Il locale è una piccola bomboniera, appunto quindici posti circa. Ma ci si sta troppo bene, soprattutto quando arrivano le pietanze. L'antipasto  misto per due, che va bene anche per tre, è una piccola opera d'arte. Tutti prodotti che hanno una loro storia, una storia di alta qualità. Un bel prosciutto di Parma stagionato 36 mesi, un salame spagnolo di qualità, il provolone del Monaco, una pancetta al tartufo oltre ad altri prodotti. E insieme vengono adagiate due confetture. Con il vino che abbiamo ordinato, il sapore viene esaltato ancora di più.
I due crostoni arrivano poco dopo, due belle porzioni uno era con prosciutto cotto, carciofini atigiasnali e senape al miele  e l'altro ben farcito con mortadella e burrata di bufala A questo punto noi due eravamo sazi, ma Jacopo dopo la palestra era ancora affamato, per cui ha scelto il crostone che è il punto di forza del locale, quello più richiesto e che non può mai mancare, cioè con tonno, aglio nero e pomodori secchi. Forte della nostra nota idiosincrasia nei confronti dell'aglio, il crostone se lo è mangiato solo lui, senza alcun assaggio esterno. I titolari, Alessandra e Alessandro, sono simpaticissimi. Prima di iniziare questa avventura , avevano una enoteca a Monteverde, proprio sulla via dove abitano i Franchetti. Il mondo è piccolo e Roma ancora di più. Rimane un piccolo spazio per il dolce, optiamo per un tortino  caldo al cioccolato. E ora inizia la musica seria, tipo il concerto a Vienna di Capodanno. Jacopo chiede un distillato e qui si apre il mondo. Alessandro gli parla del Gin e lui va in brodo di giuggiole. Ce ne sono moltissimi, tutti molto apprezzati da chi ne capisce, cosi un gin tonic è la logica conseguenza. Carla va su un rhum ed io su un amaro prodotto in Calabria, l'amaro Eroico. Ma siamo solo all'inizio, perché arrivano una serie di assaggini tra cui un nocino artigianale, whisky giapponese e altro ancora. Tra un bicchierino e un altro, ho avuto l'opportunità di visitare la cantina, spettacolo allo stato puro. E tanta ma tanta qualità, con bottiglie  anche anche per i più esigenti. Qui ci troviamo nel tempio della cultura enologica, ogni etichetta  nasconde un territorio e ogni sorso è un viaggio alla scoperta di tradizioni e sapori unici. E' possibile bere al calice anche un  Sassicaia, cosa non usuale.  Ci vedremo molto presto.

lunedì 20 gennaio 2025

Tozzo Strit Food - Via delle Sette Chiese 72 - 00145 Roma

E' la giornata dedicata al trekking cittadino. Però bisogna avere una meta precisa di arrivo, in quanto la partenza è in zona San Pietro. Mi piace leggere di apertura di nuovi locali, di cucina romana e di sfizi e street food. Ricordo di aver letto su Puntarella Rossa  di un nuovo locale in zona Garbatella, che del maritozzo romano, per cui con impasto dolce, ma con condimento salato, ha fatto il suo punto di forza, insieme ai supplì. Sto parlando di Tozzo Strit Food. Mi ha talmente incuriosito tutto questo, che appena lo ho proposto agli altri , è stato subito accolto con successo. Anche la piccola Lulù, la cagnolina mascotte del gruppo, ha aderito volentieri. La camminata ci ha permesso di vedere scorci di roma che avevamo dimenticato. Dal Gianicola a Trastevere, passando per Testaccio , Ostiense e poi arrivare a Garbatella, precisamente inVia delle Sette Chiese 72. Alla fine i chilometri sola andata sono 6 e mezzo. E allora ce lo meritiamo un bel maritozzo. Arriviamo e il titolare ci fa accomodare. Mette una musica in sottofondo fantastica, passando dai Pink Floid  a Freddie Mercury. Ma torniano a noi e al menù che sprigiona interesse, 

buon gusto e tante belle sensazioni.  Ci prendiamo qualche minuto per scegliere. Nel frattempo ci viene suggerito un fuori menù molto interessante. La lasagna ajo, ojo e peperoncino in bianco. Alfredo non ha dubbi, la sceglie subito. Ma tra i fuori menù c'è, soprattutto per me, il maritozzo con la trippa.  Non posso lasciarmelo sfuggire, come quello con la picchiapò. E in più ci aggiungo un supplì alla carbonara. Alfredo aggiunge alla lasagna un supplì cacio e pepe, mentre Franchino opta per un maritozzo burratina e alici del cantabrico e in più un hamburger, detto l'Americano. Tutte queste prelibatezze salate, le abbiamo accompagnate con una Fireball, cioè una birra artigianale rossa con retrogusto affumicato e da una chiara alla spina. Ma tornando ai miei maritozzi, devo dire che sono rimasto sbalordito dalla loro bontà. Certo quello con la trippa è il top, è la conferma che Dio esiste. Ho assaggiato anhe la lasagna e Alfredo ha fatto più che bene a prenderla, stupenda. Ma tutto è stato ottimo e ora passiamo ai dolci, a cui Alfredo e io volevamo rimnunciare, ma si sa quando Franchino è presente... Per cui noi due ci siamo divisi il tiramitozzo, mentre lui, da solo, ha scelto il maritozzo con panna, nutella e tavoletta di kinder sopra. Una bomba calorica eccezionale.Quando abbiamo detto al titolare da dove venivamo a piedi è rimasto sbalordito. Qui si fa anche l'aperitozzo,. per cui a breve proveremo anche questo. Tra non molto  saremo di nuovo qui, magari stavolta ci avviciniamo  con la macchina o con i mezzi pubblici.

martedì 14 gennaio 2025

Taverna Mari - Via Piave 29 - 00046 Grottaferrata - (Roma)

E' il 17 Dicembre 2024, corre l'obbligo di organizzare cenetta per festeggiare l'arrivo del santo natale. Logicamente sempre i quattro di Spalato. La location la facciamo scegliere a Roberto, in quanto unico di noi che abita ai castelli romani e dato che ogni volta si sorbisce non pochi chilometri per le nostre cenette, questa volta  siamo noi cittadini che andiamo da lui. Arriviamo in perfetto orario, nonostante che alla guida ci sia Alfredo. Abbiamo sbagliato qualche strada nonostante maps e nonostante che al suo fianco ci fosse Franco come guida vocale. Ma nei giorni successivi ho avuto modo di capire che il problema era il vocale, anche io ho avuto modo di incappare in lui. Torniamo alla serata a Grottaferrata alla Taverna Mari. Parcheggiamo l'auto nel garage del locale. Entriamo e si sente subito quel caldo sapore di cose buone, quel capire che la serata sarà di quelle che difficilmente dimenticherai. Il nostro tavolo è pronto e dopo qualche secondo, arriva Fabrizio, il titolare, nonché amico di Roberto e colui che ha  officiato le sue nozze con Federica. Fabrizio è un personaggio molto alla mano e diffonde simpatia. Ci spiega alla grande il menù e elenca anche i piatti che Roberto non può mangiare causa presenza della cipolla, erba cipollina, porro, ecce ecc. Ma iniziamo dagli antipasti e fra tutti uno ha colpito i miei ricordi e il mio palato, la polpetta di bollito. E' stato qualcosa di imbarazzante per quanto era buona. E allora, partendo da questo, alcuni  giorni dopo, insieme a Carla le abbiamo preparate. Tornando alla cena abbiamo proseguito con uovo strapazzato al tartufo, burrata con alici e salumi vari. Il tutto è stato deciso di accompagnarlo con un  rosso regionale, cioè un Cesanese del Piglio De' Notari, della cantina Nobis. Una piccola pausa di riflessione e arriva un primo strepitoso, maltagliati con broccoli romani, guanciale del norcino e briciole di pane. Ne abbiamo presa mezza porzione a testa, in quanto siamo andati anche sul secondo. Anche per i secondi Alfredo e il sottoscritto hanno smezzato un singolo piatto, mentre gli altri due non hanno avuto minimamente  questa idea. Allora noi abbiamo preso la guancia al cesanese, mentre Franco è andato sulla faraona alla cacciatora e Roberto ha scelto i fagottini di vitella ripieni di formaggio e carciofi. Nel frattempo è arrivata la seconda bottiglia, non abbiamo cambiato tipo di vino. Che bella sensazione di benessere. Mangiare benissimo non è cosa facile, ma qui ci si riesce molto bene. Ma dobbiamo ancora arrivare al dolce. Anche qui Alfredo ed io smezziamo, gli altri due hanno fatto  come per i secondi. Crema catalana per Roberto, sbriciola per Franco e noi ci dividiamo la torta alle rape rosse con colata di cioccolata fondente. Caffè solo per Roberto.  Una serata bellissima e buonissima. Ed un dato per me fondamentale, cioè l'aver digerito il tutto senza aver avuto alcun problema al riguardo. Segno di una cucina con prodotti di qualità  e con personale molto capace. Sicuramente ci sarà una prossima volta.

Museo Cappella San Severo - Via Francesco de Sanctis 19/21 - 80134 Napoli

  Senza alcun dubbio, uno dei più bei luoghi che abbia mai visitato. E fino a non molto tempo fa, non ne ero a conoscenza. Negli ultimi temp...